Biografia

All’origine del mio operare artistico c’è un profondo amore per la libertà coniugato ad un’esigenza prepotente di raccontare e di raccontarsi. Esiste qualcosa di più libero e potente della fantasia? Come sostiene lo stesso Leonardo “il pittore è signore d’ogni sorta di gente e di tutte le cose”. Questo “potere” del pittore mi ha da sempre affascinato. Dipingere mi fa sentire come una moderna Shahrazad, la protagonista delle Mille e una notte, che ha salva la vita, grazie alle sue doti di tessitrice di storie. La conoscenza della sofferenza ha liberato la mia mente da vincoli e condizionamenti. Per esprimere le mie percezioni, che naturalmente si riflettono nella mia attività artistica, mi piace ricordare un’espressione di Pico della Mirandola: Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, al livello dei bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine”. Il filo rosso che unisce le mie opere è rappresentato da una commistione voluta di generi e tematiche. Intendo realizzare in pittura, infatti, una forma di “sincretismo culturale”, in cui si ha la perfetta e armonica fusione delle diverse discipline dello scibile umano.

Ora vi racconterò una storia, la favola de “La volpe e la maschera”, scritta da Fedro, poeta vissuto nell’età  giulio-claudia, e ripresa successivamente anche da Jean de La Fontaine (sotto un diverso titolo: “la volpe e il busto”).

La volpe un giorno, per caso, vide una maschera tragica: “Che bella testa!” esclamò. “Peccato, che non ha cervello!”

(Personam tragicam forte vulpes viderat: “o quanta species” inquit “cerebrum non habet!”).

In una realtà  come quella contemporanea, dominata dalle apparenze, soltanto un’acuta osservatrice (impersonata dalla volpe) riesce a penetrare la sostanza del reale e a vedere al di là  dell’esteriorità  il senso di vuoto che nasconde.

Mariangela Bombardieri

Il mondo immaginifico di Mariangela Bombardieri ovvero La ricerca della pietra filosofale.

Non è facile addentrarsi nel bosco narrativo di Mariangela: è un percorso impervio, insidioso, ricco di allusioni, rimandi letterari, citazioni, sussurri e grida, che giungono dal passato ed acquistano nuove valenze e altri significati.

Non basta, per essere tranquilli in questo cammino, la “sospensione dell’incredulità” invocata da Umberto Eco per consentire al lettore di entrare nel racconto. Occorre di più. Occorre riconquistare lo sguardo dell’innocenza, la purificazione dalle brutture del mondo, la speranza in un futuro migliore. “Un popolo senza favole è destinato a morire di freddo” cantava il poeta della steppa…ed eccoci pronti a sederci attorno al fuoco e sognare. Un tuffo nei gialli limone, nei rosa più intensi, nei blu profondi, nei verdi di cadmio chiaro, nei magenta abbaglianti: la tavolozza di Mariangela ci riapre le porte della passata fanciullezza e ci invita ad entrare. E come possiamo non esserne inesorabilmente attratti? Entriamo in questo mondo fantastico, come Alice nel paese delle meraviglie, “al di là del bene e del male”… Non ci accoglie un Cappellaio matto. La sorpresa è molto più grande! Le categorie del tempo e dello spazio sono stravolte: in un unico spazio immenso e variopinto, scopriamo un tempo orizzontale, tutto è simultaneo, contemporaneo. Tutto può accadere sotto i nostri occhi. Personaggi del mito possono dialogare con quelli della storia, Ulisse con Omero, Enea con Virgilio, ed in questo mondo senza realtà né finzione Dante potrebbe incontrare Quasimodo ed Eduardo prendere un caffè con Plauto….

Ma c’è di più: anche i soggetti dei dipinti del passato prendono vita e diventano attori delle favole di Mariangela, anche le sculture si risvegliano dal loro sonno di pietra ed interagiscono nel racconto, si colorano, perdono l’aspetto monumentale per acquistare nuovo significato. Eroi, folletti, farfalle, cavalli e ranocchie, condottieri e scudieri, vittime e carnefici: tutto diventa simbolo, tutto si compone come mosso da fili invisibili, pendenti dalle dita di Mariangela, grande burattinaia di questa immensa schiera di personaggi. Dipinto dopo dipinto, si scopre, come nelle favole, che ogni quadro riconduce ad una morale, ad una riflessione sul nostro tempo, utile alla sgrossatura di quella pietra grezza che è l’essere umano. Ecco la pietra filosofale! Ecco il senso di una tavolozza che non rinunzia mai ai colori puri, che non abdica neanche di fronte all’orrore della violenza. Ecco il valore delle pennellate  intinte nell’ottimismo a tutti i costi…

“Il sonno della ragione genera mostri”, “Et in Arcadia ego”…..ma “la bellezza salverà il mondo”. E l’ottimismo di Mariangela, il suo sguardo coloratissimo, aggiungono che il mondo saprà salvare la bellezza.

Giovanni Marziano